Decreto Crescita

Novità per lavoro e previdenza

In data 27 giugno 2019 è stato approvato in via definitiva il DDL di conversione del Decreto Crescita (decreto 30 aprile 2019, n. 34), recante misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi, il presente contributo intende fornire una prima panoramica sulle misure riguardanti i temi del lavoro e della previdenza.

Contratto di espansione

Il decreto Crescita introduce il contratto di espansione per le imprese con più di 1000 dipendenti.

Il contratto deve essere sottoscritto dal datore di lavoro e dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, con l’intervento delle parti sociali.

Lo scopo è di incentivare l’uscita dei lavoratori più anziani, con uno “scivolo” di 5 anni.

Incentivi all’assunzione di giovani diplomati

Il decreto Crescita si propone di potenziare l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, riconoscendo un apposito incentivo, che consiste nell’esonero parziale dal versamento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, per un periodo massimo di 12 mesi decorrenti dalla data di assunzione in favore delle aziende che:

- dispongono erogazioni liberali, di importo pari ad almeno 10.000 euro, agli istituti scolastici per la realizzazione, la riqualificazione e l'ammodernamento di laboratori professionalizzanti in favore di istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado con percorsi di istruzione tecnica o di istruzione professionale, anche a indirizzo agrario;

-assumono,con contratto di lavoro a tempo indeterminato,  a conclusione del loro ciclo scolastico, giovani diplomati presso le medesime istituzioni.

L'incentivo sarà riconosciuto a partire dal 2021 e non è cumulabile con altre agevolazioni. Si attende, entro 90 gg dalla pubblicazione della legge, Il decreto ministeriale attuativo.

Rientro dei cervelli

Il decreto Crescita interviene sulla disciplina agevolativa prevista in favore dei lavoratori impatriati. I cittadini italiani non iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, rientrati in Italia a decorrere dal periodo d'imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2019, possono accedere ai benefìci fiscali purché abbiano avuto la residenza in un altro Stato.

I lavoratori impatriati possono beneficiare di una detassazione ai fini IRPEF del 70 per cento dei redditi di lavoro dipendente, redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente e redditi di lavoro autonomo derivanti da attività svolta in Italia.

Lo sgravio fiscale aumenta fino al 90% se il soggetto che rientra in Italia stabilisce la propria residenza in una delle regioni del sud italia.

La misura agevolativa può essere beneficiata per un massimo di cinque periodi d’imposta. Tuttavia, al ricorrere di certi requisiti, il lavoratore può godere degli incentivi fiscali per ulteriori cinque periodi d’imposta, qualora:

- abbia almeno un figlio minorenne o a carico, anche in affido preadottivo;

- diventi proprietario di un immobile residenziale dopo il trasferimento in Italia ovvero nei 12 mesi precedenti al trasferimento (l’unità immobiliare può essere acquistata dal lavoratore o anche dal coniuge, dai figli o dal convivente).

Tuttavia, la misura della detassazione per il successivo quinquennio è “ridotta” al 50 per cento sui redditi di lavoro dipendente, redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente e redditi di lavoro autonomo; diversamente nel caso in cui il lavoratore abbia almeno tre figli minorenni a carico, o anche in affido, la misura dell’agevolazione per il secondo quinquennio “sale” dal 70 per cento al 90 per cento.

Per ogni ulteriore informazione rimane a disposizione l’Ufficio Sindacale nella persona di Alberto Virgili.

All.

D.L Crescita.pdf

28 giugno 2019

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